Promozione e diffusione del software libero

Autopromozione

Francesco Tupone – Presidente Linux Club Italia – Intervista alla R.A.I. del 29.12.2003

L’Associazione Culturale Linux Club Italia si batte per la diffusione e promozione del software libero e per la riduzione del divario tecnologico (digital divide), in generale si batte per la salvaguardia del diritto alla trasmissione della cultura e del sapere e quindi per la difesa dei diritti fondamentali dell’individuo: la libertà di pensiero e di parola.

Cosa è il Linux Club ?

Il Linux Club è un insieme di iniziative e entità diverse ma contaminate e contaminanti (Siamo oltre quaranta i promotori – fondatori – finanziatori del progetto Linux Club, se il numero non è necessariamente sinonimo di forza e ricchezza, è comunque sintomo di una iniziativa importante partecipata e condivisa.

  • Linux Club è
  • è Associazione
  • è impresa (il reddito non ha più l’accezione negativa affaristica ma anzi è considerato un fattore importante per crescere)
  • è un locale (dove si beve, si mangia e si conversa ascoltando musica)
  • è internet cafè
  • è didattica e formazione
  • è sostegno ai prodotti del commercio equo e solidale e di alimentazione biologica
  • è iniziative artistiche e culturali soprattutto se legati al mondo delle nuove tecnologie
  • è promozione delle molteplici forme di economia etica
  • ed è ancora molto altro.

L’iniziativa del Linux Club si inquadra nell’ambito dell’autopromozione sociale.

Siamo affascinati dai temi e dalle elaborazioni politico-sociali e soprattutto economiche legate alla produzione immateriale.

Pensiamo valga la pena riassumere anche se in modo molto sintetico quali sono le elaborazioni su cui si basa la nostra azione.

Nei settori più avanzati dell’economia ormai già da tempo sta assumendo un ruolo sempre più importante la produzione immateriale, che non riguarda solo la conoscenza o l’informazione, ma tutto un mondo (che forse una volta si diceva sovrastrutturale) di relazioni, di rapporti, di immagine, di visione, di reti che grazie alle nuove tecnologie di telecomunicazione ed ad internet sono a disposizione di molti e mettono in contatti diverse esperienze in tutto il mondo. Quindi nell’occidente più avanzato assumono sempre più peso i beni immateriali e quindi il processo produttivo di questi immateriali.

L’analisi delle caratteristiche di questo processo produttivo è molto interessante, in particolare notiamo che i due agenti classici della produzione, il capitale ed il lavoro assumono forme nuove e peculiare. Il capitale, che rappresenta colui o coloro che immettono le risorse necessarie per investire, costruire, reperire i mezzi di produzione e/o i macchinari, non è più quello classico, quello della produzione di beni materiali. Il capitale è costituito da due entità prioritarie una parte fisica e materiale e una di nuovo immateriale. La parte fisica del Capitale non è più costosa e prerogativa di chi “banalmente” ha tanti soldi, ma è costituita da macchine relativamente povere, alla portata di “quasi” tutti, sostanzialmente PC, periferiche, terminali dispositivi elettronici di registrazione e riproduzione audio, video o dati, collegamenti in rete, software, cose che ormai hanno prezzi bassissimi, alla portata di tutti o quasi, mentre la parte immateriale è costituita dal nostro sapere, dalle nostre menti, dal nostro studio, insomma dal retroterra culturale, dalla formazione, all’aggiornamento e dalla ricerca culturale.

Allora se questa analisi ci convince (come ci ha convinto) il passo successivo per noi non può non essere che la sperimentazione dell’autopromozione sociale, quindi la nostra iniziativa diventa quella di cercare di rendere possibile, di sperimentare un nuovo tipo di processo produttivo in cui finalmente capitale e lavoro possono convergere, coincidere nello stesso individuo, o meglio nella rete di donne e uomini e relazioni, può essere possibile coniugare capitale e lavoro, possiamo essere noi gli agenti “unici” del processo di produzione, non avendo più bisogno del supporto del capitale (quello vero, quello danaroso, quello per intenderci esclusivo delle multinazionali e dei governi degli stati): del Capitale classico vogliamo/possiamo/tentiamo di farne a meno!

La nostra iniziativa è mossa da queste elaborazioni il nostro tentativo, più o meno consciamente, è questo quello di sperimentare nuove forme di produzione immateriale.

Sappiamo che la battaglia è aperta e siamo coscienti che questa probabilmente non è o sarà neanche la tappa fondamentale per la liberazione degli uomini e delle donne per l’affermarsi di una vera democrazia e per la realizzazione dell’individuo.

Sappiamo che però qui si combatte una lotta aspra e la partita è ancora aperta. Le risposte e le reazioni di chi appunto ha le disponibilità finanziarie (il capitale vero e proprio) non mancano ed il nostro sostegno al software libero fa parte di questa battaglia.

Constatiamo con perplessità che chi a parole propugna liberismo e concorrenza si sta trasformando in qualcosa di strano e di vecchio. Sappiamo tutti che dopo la Rivoluzione Francese la “borghesia” ha soppiantato il feudalesimo, di cui non erano più sopportabili i privilegi legati alla rendita garantita dal possesso della terra e dall’imposizione di tasse e gabelle.

Sembra che oggi le grandi Major e corporation, le multinazionali e le lobby presenti nei vari parlamenti, sentano la nostalgia di quel periodo “feudale” e abbiano bisogno per continuare a esistere e continuare ad occupare un ruolo determinante, di ricorrere nuovamente a tasse e gabelle (vedi diritti di autore ma anche la Siae) ed anche alle nuove forme di rendita, magari non più legate al possesso della terra ma al possesso di migliaia e migliaia di brevetti software (o OGM nel settore alimentare, o brevetti farmaceutici nel settore sanitario).

Il software libero e Linux in particolare rappresentano una novità non solo nel contesto informatico, ma rappresentano la possibilità di poter giocare alla pari una partita straordinaria contro le nuove forme di dominio.

Il successo reale dei Software Gpl, non più validi solo come testimonianza, ma la loro competizione ad un livello pari se non spesso superiore rispetto ai sistemi proprietari e chiusi, è la dimostrazione che la accessibilità dell’informazione e la condivisione dei saperi porta a risultati, ci innalza su piani superiori dove è possibile una emancipazione culturale, da’ speranza ed infonde coraggio che il futuro può ancora essere libero. Dimostra che la trasmissione dei saperi, delle conoscenze, che la libertà di parola e di pensiero possono continuare ad esistere ed a svilupparsi per contribuire alla promozione dell’individuo, e possono essere scacciati i fantasmi dell’oscurantismo.

giugno, 13º 2017